Il 5 gennaio scorso su https://www.depositonazionale.it è uscito il piano per la scelta del luogo dove depositare le scorie nucleari italiane.
La scelta di far uscire, in piena pandemia, un documento per opporsi al quale si hanno solo 60 giorni di tempo è semplicemente vergognosa. Ma è anche un siluro alla credibilità del Governo nel momento in cui chiede enormi sacrifici ai cittadini. Tanto da far pensare, leggendo la cronaca politica di questi giorni, ad una scelta derivante da fuoco “amico”. O, esplicitamente, da fuoco nemico.
Ma c’è di peggio. Per rendersene conto basta ascoltare l’intervento radiofonico, molto interessante ed esaustivo, di Giorgio Ferrari, grande esperto del settore, con esperienze di lavoro in diversi siti nucleari italiani.
Ascoltandolo si capisce, ad esempio, che la documentazione tecnica completa non è quella disponibile sul sito, ma che è visibile solo recandosi di persona, dietro appuntamento, in alcuni luoghi, come ad esempio Trino Vercellese. Di fatto una documentazione irraggiungibile in tempi di Covid.
Si capisce che quel deposito, di superficie, dovrebbe contenere per 50 anni anche le scorie a più alta radioattività (quelle che non durano 300 anni, ma milioni di anni), che vanno invece messe in un deposito realizzato nel sottosuolo.
Si capisce che non c’è alcuna certezza che entro quei 50 anni venga realizzato un sito unico europeo per le scorie ad alta radioattività.
E si capisce che non si può attribuire un’urgenza, tale da farlo uscire in tempi di Covid, ad un piano che praticamente è pronto da 5 anni.
Sulle capacità di chi ha stilato quel piano basti dire che esso non tiene alcun conto delle falde acquifere, tanto da piazzare, nell’alessandrino, ben 6 delle aree proposte su una vasta falda acquifera che arriva fino a 1500 metri sotto il livello del mare. Alla fine la cosa che viene in mente con maggiore evidenza è: ritirate subito quel piano.
Tino Balduzzi
Presidente del Comitato Antinucleare della Provincia di Alessandria, costituito il 6 novembre 2009.